La Grotta delle Ninfe dell’Acqua ★ La Leggenda del Buso delle Anguane

Secondo la leggenda, le Anguane erano serpenti di giorno che sondavano serpentine il territorio per studiare le loro malefatte, e di notte si trasformavano in donne splendide, ovvero riprendevano le loro sembianze di Ninfe (o Dee) dell’Acqua. Occhi azzurri e capelli corvini, avevano la parte terminale delle gambe a forma di zampe caprine.

Nelle notti di luna piena scendevano a valle presso ruscelli e fontanelle delle contrade sperdute, per fare il bucato oppure per raccogliere frutti succosi dagli alberi: univano la corda del bucato da un monte all’altro e vi stendevano vestiario e lenzuola lavati. Incutevano molta paura nelle popolazioni di quelle zone ed erano infatti considerate delle Streghe, portatrici di eventi non sempre fausti.

Tuttora, da quelle parti si ricorre alla frase “tasi che te si’ ona Anguana ti’”, per indicare una donna ritenuta una poco di buono, dato che la Chiesa, per secoli, dal Medioevo fino ai primi del ‘900, ha diffidato gli abitanti del luogo ad avere contatti con loro, fornendo una poco onorevole reputazione su queste magiche creature. Non erano sole, insieme a loro v’erano altri esseri magici non del tutto benigni, come gli Orchi, i Basilischi, i Folletti o gli Elfi, tutte quelle mitiche creature che venivano inserite nei bestiari cristiani.

Scoperta da poco più di un ventennio, il Buso (= buco) delle Anguane è la caverna dove queste creature abitavano. Si estende come una galleria rettilinea per circa 470 metri, un enorme tunnel il cui ingresso si trova a quota 315 metri su una parete rocciosa al lato di una piccola valle, situata nei pressi di Crosara di Marostica, nel Comune di Valdagno a Vicenza.

Seminascosta da arbusti, l’entrata ha un’altezza di circa 3 metri, e presenta all’intorno uno scenario pressappoco dantesco, dai risvolti primitivi e ancestrali. Si trova peraltro una doppia finestrella che offre un gioco di luci notevolmente suggestivo, e una sorta di porta-pettine che veniva usato dalle Ninfe.

Il sentiero per arrivare alla grotta è impervio, il luogo è come se fosse segreto, nascosto da occhi indiscreti, ma adesso che è stata scoperta la si può raggiungere a piedi, partendo da Durlo di Crespadoro (denominato il Bosco delle Fate), attraversando varie contrade fino ad arrivare alla Contrada Micheletti che in pratica affianca il sentiero, nel mezzo del bosco. La camminata dura un’ora abbondante ma ne vale la pena, non solo per esplorare la grotta ma anche per ammirare lo scenario incantevole offerto dalla Natura, che per secoli ha incantato poeti, pittori, artisti di ogni genere che ne hanno tratto leggendaria ispirazione.

★ Testi originali di Video&Magie ©, data 19 settembre 2016

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